Ben poco oggi si sa di come dovesse esser prima del tragico terremoto del 1693 il complesso chiesa-convento di Sant’Antonino che oggi vediamo ridotto alla sola struttura della chiesa trasformata in auditorium (fra le vie Orfanotrofio e dei Monte Erei ed addossata al palazzo Di Quattro ).

La chiesa sorse sulle vecchie fabbriche della chiesa di S. Maria la Nova intorno al 1610. Non si conoscono i reali motivi che porvarono a cedere la chiesa ai minori francescani del Terzo Ordine sul finire del cinquecento, frati che a quell’epoca risiedevano in altro sito. Essi intorno al 1610 la adattarono a convento allargandolo grazie all’offerta di case vicine e ricostruita la chiesa la dedicarono a Sant’Antonino. Nella visita vescovile del 1621 si sa che è ancora conosciuta per un’altare a Santa Maria la Nova, mentre nella visita del 1654 è già dedicata al Santo. Il terremoto la fece crollare tanto da venir totalmente ricostruita come buona parte dell’annesso convento.

Con la soppressione dei beni ecclesiastici il Demanio procedette alla vendita; la chiesa fu acquistata da cittadini e da un canonico intenzionati al ripristino, il convento da un’altro privato. Tutti gli arredi furono invece acquistati dal Cavalier Emanuele Schininà Cosentini che li portò nella costruenda chiesa dell’ Angelo Custode di Ragusa superiore.

L’allargamento della limitrofa via Monti Erei nel 1917 distrusse in parte il convento e il campanile che era probabilmente del XV secolo con due campane; oggi rimane la maggiore con iscrizione e data del 1888.

Delle nobili preesistenze rimane un bellissimo portale in stile gotico dalle linee essenziali ed eleganti consistente in un arco a sesto acuto sostenuto da due pilastrini e da coppie di colonnine; sul pilastro sinistro si nota un pinnacolo con capitello. Anche all’interno della chiesa nel portale della sagrestia si notano altri resti dell’antica struttura, in particolare un arco ricorda lo stile arabo-normanno. Anche della successiva chiesa resta un piccolo portale . di stile barocco, datato 1761, adiacente a quello gotico ravvivato da girali di foglie scolpite. La vicinanza dei due stili crea un angolo suggestivo dato che in così poco spazio sono testimoniati diversi secoli di storia.

La chiesa, dalla semplice struttura, presenta una facciata principale definita fra paraste; anche il portone d’ingresso è limitato da paraste ornate e sopra presenta una finestra rettangolare.

L’interno è ad unica navata e un tempo conteneva cinque altari scomparsi dopo il passaggio al demanio. Di questa chiesa si ricorda solo un quadro raffigurante l’Addolorata.

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