In uno degli angoli più suggestivi di Ibla, su un lato della piazza della Repubblica, l’Archi, ed all’angolo fra la Salita Commendatore e la strada che porta alla nuova Ragusa (il corso Mazzini), si staglia il massiccio palazzo Cosentini uno dei più bei palazzi barocchi di Ibla. La posizione angolare viene esaltata da paraste angolari culminanti con capitelli compositi con conchiglie al posto delle foglie d’acanto e festoni, da balconi e dalle eleganti finestre ricche di decorazioni e fregi.

Oggi si presenta in discreto stato di conservazione essendo di proprietà comunale che lo ha adattato ad asilo. Realizzato probabilmente fra il 1762 ed il 1767, per questa agiata famiglia di Ibla, è stato abitato sino agli anni cinquanta.
Dalla pianta quadrangolare non regolare fa bella mostra per la mirabile facciata barocca di corso Mazzini contraddistinta al primo piano, oltre l’ammezzato, da tre balconi e finestre fortemente decorate con scene: il balcone del cantastorie, quello del benessere ed il balcone del gentiluomo. La caratteristica è che ogni singola mensola è costituita da due soggetti sovrapposti legati nella vicenda descritta.

L’ingresso avviene da un imponente portone, delimitato da due semipilastri corrosi che sorreggono un cornicione riccamente ornato, ubicato al primo numero civico della Salita Commendatore.
L’unico balcone su questo lato guarda la piazza ed è conosciuto come il “balcone della maldicenza”; mostra cinque maschere di burloni ghignanti, a mo’ di mensole, caricaturati al massimo tanto da creare un enorme contrasto con le leggiadre figure femminili a busto scoperto che stanno là, quasi per alleggerire la bruttezza di quelle caricature umane
Ed ancora al centro una madre con bambino in braccio e simmetricamente due ragazze con
cornucopia in mano ed altre due a seno scoperto. Sotto, per essere resi ancora più orribili, i mascheroni sono stati scolpiti con animali immondi in bocca: il viso ghignante di un occhialuto, tra un volto bendato che addenta uno scorpione e la testa di un animale che ha un corno sul labbro mentre azzanna un serpente e nell’altro lato un mascherone con topo in bocca e una “maschera bonaria” che guarda lontano.
Un motivo diverso è rappresentato nel primo balcone del corso Mazzini: in alto un gruppo di girovaghi cantastorie bloccati nel momento preparatorio dell’inizio della recitazione. La figura centrale ha un rotolo in mano, forse il copione che fra poco reciterà; ai suoi lati gli amici con zufolo, mandolini e tamburi, pronti ad accompagnarlo. Una scenetta presa dalla strada come doveva essere consueto a quel tempo. Anche qui la parte inferiore spicca per i soliti mascheroni deformi (al centro un faccione con guance rotonde e grande naso fra maschere ghignanti e barbe e baffi a motivi fogliacei). I mensoloni del balcone centrale rappresentano forse il benessere di cui godeva la famiglia, simboleggiato da figure femminili e maschili con cornucopie, strumenti musicali e frutta. Il motivo realizzato nell’ultimo balcone è forse il più realistico. Sembra una scena ripresa in un’osteria locale: nella fascia alta un oste calvo con una botte in spalla, un suonatore di zufolo e una
figura femminile che offre le proprie grazie al nobile signore che ha trascorso un’allegra serata fra canti e vino. L’attore di questa scena pietrificata è un nobile dalle fattezze, finalmente, normali, forse il ritratto di qualche personaggio della famiglia. Anche queste figure sono scolpite su mascheroni che sembra si prendano beffe dei passanti.
All’esterno resistono un pregevolissima statua a grandezza naturale di San Francesco di Paola posta ad angolo, mentre al primo piano su un balcone sulla facciata un San Giorgio di fattura seicentesca.
Il palazzo era collegato per vie interne alla vicina chiesa dell’Itria sulla quale la famiglia Cosentini esercitava lo jus patronatus; in chiesa esiste una cappella della famiglia con altare datato 1741.

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