Tra le più belle chiese di Ibla quella delle Anime del Purgatorio (o Purganti, ma conosciuta anche come di Ognissanti), sembra accogliere il visitatore che dalla città nuova attraverso la strada interna, la scalinata o il più agevole ingresso di via Don Minzoni vuole ammirare Ibla.
La chiesa sorge al sommo di una bella scalinata che domina l’attuale piazza della Repubblica, conosciuta anche come piazza Archi (per gli archi di un antico acquedotto oggi inesistente) o Largo dei Comizi.
L’isolato che l’accoglie è definito fra la Salita dell’Orologio da un lato e la via Aquila Sveva dal lato meridionale. Lungo queste due vie si osservano i resti murari della cinta esterna del fortilizio bizantino che difendeva il paese dalla parte che lo collegava con la collina del Patro e con l’altopiano. Era questo l’avamposto del più forte castello poi restaurato dai normanni , ma crollato irrimediabilmente nel 1693.
Questo tratto murario era già stato abbandonato molto prima, forse dai tempi dell’abbattimento delle mura della “città imprendibile” così come era stata definita dagli arabi e da essi voluto nel IX secolo o in seguito al terremoto disastroso del 1169 che rovinò molte preesistenze. Questa era una zona densamente abitata specie dopo l’arrivo dei normanni che avevano portato al seguito un gruppo di cosentini insediatosi a ridosso del versante.
La chiesa veniva aperta ai fedeli nel seicento, forse sin dal 1658 come risulta da un inventario depositato e dalla testimonianza della visita pastorale del 1683. Non si sa neanche se abbia sofferto eccessivi danni nel 1693; non crollò e solo tre anni dopo era riaperta al culto. Si sa che nel 1703 si riparava la zona absidale dell’altare maggiore visto che un palazzo costruito a lato crollando l’aveva danneggiato, mentre solo successivamente veniva abbellita e decorata (1720-1730) con sovvenzioni di privati. Nel 1737 si completavano i lavori della scalinata in pietra asfaltica. Successivamente, verso la metà del settecento, venivano innalzate le colonne e rinnovate le strutture murarie, mentre a un paio di decenni dopo risale il rifacimento dell’abside.
Infine, nel 1786, si passò agli stucchi e alle decorazioni. Gli interni vennero restaurati all’inizio dell’attuale secolo (1908) dal Flaccavento e in quella stessa occasione furono effettuati altri interventi di abbellimento quali la sostituzione di parti di pavimentazione, la verniciatura delle colonne dipinte a smalto per simulare il marmo, e così pure fregi e cornici delle lunette e della volta della navata centrale. Attualmente è iniziata una nuova fase di consolidamenti e restauro.
La scalinata ai piedi della chiesa è delimitata da una ringhiera metallica realizzata da Angelo Paradiso di Acireale, lo stesso che realizzò quella di San Giorgio .
L’ardita facciata, suddivisa in due ordini, è scandita da quattro colonne scanalate su alti plinti e arricchite da capitelli corinzi. Oltre al portone centrale ci sono altre due porte laterali oggi murate. Il portale presenta modanature elegantemente intagliate alle quali sono addossate due colonnine corinzie; sopra la cimasa un elegante fregio regge un piccolo bassorilievo che rappresenta le Anime del Purgatorio che espiano i loro peccati fra le fiamme; ai lati due piccole nicchie contengono due statuette calcaree: San Pietro e San Paolo.
Degne di nota anche le porte laterali, in particolare per l’insolita presenza, sulla parte terminale dei montanti di teschi su tibie incrociate.
Oltre l’aggettante cornicione del primo ordine si eleva una campata centrale delimitata da colonne corinzie e da volute sulla quale si apre una finestra; al culmine un frontone triangolare.
Sul campanile, che sorge a partire da una balza rocciosa in posizione staccata dalla chiesa, c’era un antico orologio sprovvisto di quadrante in seguito sostituito da uno più moderno.
L’interno, diviso in tre navate da due file di sei colonne con capitelli corinzi, conserva cinque altari e sul fondo tre cappelle con al centro la maggiore e quelle laterali di forma diseguale. Molti degli altari sono in pietra dipinta ad imitazione del marmo come uso del tempo per una zona dove i marmi erano costosi perchè dovevano esser importati.
Entrando nella navata destra si ammira accanto all’acquasantiera il gruppo statuario della Madonna del Carmelo, mentre accanto alla cappella battesimale un quadro rappresenta il Battesimo di Gesù.
Il primo altare della navata destra conserva invece un quadro di Sant’Aloi proveniente dalla dismessa chiesa di San Paolo ; nel secondo altare c’è un quadro della Madonna del Rosario forse di uno dei fratelli Manno, Antonino.
Si arriva così alla prima delle cappelle affianco dell’altare maggiore dedicata al Santissimo e che sull’altare presenta un quadro di Santa Barbara proveniente dall’omonima chiesa dismessa .
L’altare maggiore è in marmo e delimitato da quattro colonne di stile corinzio; lo adorna un quadro alle Anime del Purgatorio con vari santi, fra cui San Giorgio, che invocano il perdono; questo lavoro del 1800 è opera del palermitano Francesco Manno (detto Francescone, famoso per il ritratto di Pio VII e per gli affreschi al Quirinale).
A sinistra dell’altare maggiore l’altra cappella, detta del Crocefisso, ha l’altare delimitato da quattro colonne tortili ornate nella parte basale di palme e foglie; sono presenti due statue una dell’Addolorata e l’altra con San Giovanni Evangelista che pregano un Gesù in croce del 1769.
Imboccata la navata sinistra e superata la porta della sagrestia, sul primo altare c’è una tela che rappresenta la Sacra Famiglia, opera di Tommaso Pollaci del 1801. Al lato sinistro un quadro celebra Santo Omobono protettore di mercanti e sarti. L’ultimo altare è veramente monumentale e bello per i bassorilievi che rappresentano i temi dell’Annunciazione; sono inoltre presenti tre statuette raffiguranti San Rocco, Sant’Agata e Santa Lucia.
Nei pressi dell’uscita secondaria (costruita in un secondo tempo rispetto all’impianto originario; dà su una scalinata che immette direttamente in via del Mercato) c’è una statua di San Giovanni Bosco mentre sulla parete soprastante c’è un quadro di ignoto rappresentante San Cristoforo.
La chiesa conserva opere d’arte provenienti da chiese vicine dismesse: tra le tante è da ricordare un San Lorenzo proveniente dalla chiesa di San Paolo .
L’insolito motivo dei teschi, presente all’esterno sulle porte laterali, è ripreso all’interno negli stucchi al di sopra delle lesene, qui i teschi portano copricapi tipici degli alti prelati.
L’organo del 1883 è opera di Casimiro Allieri e Serasi Ferdinando di Bergamo, gli stessi di quello di San Giorgio .
Agli anelli di ferro infissi all’esterno della chiesa venivano legati i bestemmiatori ai tempi della Santa Inquisizione. Si osservi, infine, sulla parte destra della chiesa il grande contrafforte ad arco che scavalca la via Aquila Sveva; l’opera sembra sia stata costruita per misura cautelare al manifestarsi dei primi cedimenti nella metà dello scorso secolo, al di là del fattore sicurezza, con la sua imponenza rende questo angolo del quartiere veramente surreale.