La chiesa di Santa Maria dello Spasimo è da molti conosciuta come Santa Lucia inferiore per la presenza di una statua dedicata alla Santa (e per i conseguenti festeggiamenti del 13 dicembre) e per distinguerla dall’altra Santa Lucia venerata nella chiesa di Santa Venera .

Sorge lungo la via Torrenuova, alle spalle di Porta Walter fra abitazioni private e con un minuscolo slargo antistante.

Recentemente, completato il restauro degli esterni, ci appare con un prospetto semplice interamente rifatto dopo il terremoto. Il portone di ingresso è affiancato da due colonne scanalate a spirale nella parte inferiore e verticalmente nella parte superiore sin sotto i capitelli di stile corinzio sormontati da una cornice riccamente decorata; cherubini sono scolpiti sull’abaco. Superiormente un finestrone compreso in un timpano curvilineo spezzato dà luce all’interno. Sul campanile ci sono due campane, la maggiore ha l’iscrizione Santa Maria dello Spasimo ed è datata 1700, la piccola è invece datata 1625 ed ha la sigla IHS.

La chiesa sembra sia stata edificata ancor prima del 1517 visto che la data è apposta sullo zoccolo della statua in legno di Santa Lucia. Si arricchiva di molto grazie alle donazioni dei fratelli Dragonetto (1532) e di essa ne parla Monsignor Platamone nella Santa Visita del 1542. Dal terremoto 1693 ebbe notevoli danni specie nella parte prossima all’abside e quello che vediamo oggi è certamente il rifacimento dell’originale attestato dalla data 1770 che si legge sul portone principale forse unica cosa sopravvissuta all’impianto seicentesco. In questa chiesa aveva sede la Confraternita della Buona Morte o della Carità, di antica istituzione forse del 1556 ed attiva sino al 1928, che un tempo era formata da soli cittadini nobili e che precedentemente, si dice, aveva sede nella chiesa dell’Annunziata .

La Confraternita aveva in proprietà un gruppo statuario in legno di fattura cinquecentesca raffigurante la Madonna dello Spasimo con il figlio Gesù morto sulle ginocchia.

L’interno è costituito da una sola navata con cinque altari. Oggi tutte le opere mobili sono state spostate per i restauri in corso, ma un tempo colpiva il visitatore il polittico rappresentante i “Sette dolori di Maria” opera di ignoto datata al 1759. Nel primo altare a destra c’era un quadro di Sant’Apollonia dipinto dall’abate ragusano Franzo Nicastro e nel secondo altare un quadro della Natività di Maria.

L’altare maggiore è contornato da colonne tortili decorate a foglie d’acanto indorate e da due colonne lisce sormontate da capitelli corinzi che delimitavano una statua di Santa Lucia, di ignoto, risalente al 1517; in alto due angeli sorreggono uno stemma dove è scolpita Santa Lucia. Ai lati dell’altare maggiore erano due quadri, a sinistra san Giovanni Evangelista e al lato opposto l’Addolorata del 1788.

Ritornando verso l’uscita l’altare del Crocifisso con sullo sfondo dipinto un paesaggio della Ibla seicentesca (studiosi locali ipotizzano l’area dell’attuale piazza Pola, la principale piazza del tempo) a cui segue un altare con quadro di Santa Lucia in carcere.

Sulle pareti, ad una quota superiore rispetto agli altari, quattro affreschi rappresentano altrettanti episodi della vita di Santa Lucia, ed altri sei, disposti fra gli altari, rappresentano vari Santi (Sant’Antonio Abate, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino a sinistra e Sant’Antonio di Padova, San Girolamo e San Gregorio sulla destra); sopra l’altare maggiore a sinistra un affresco mostra Melchisedec che offre pane e vino ad Abramo, mentre a destra c’è il Sacrificio di Isacco.

Nella sacrestia, a cui si accede da una porticina posta a sinistra dell’altare maggiore, c’era un quadro con la Madonna dello Spasimo datato al 1773.

Il soffitto ligneo,’ diviso in scomparti pitturati, fu realizzato dell’artista ragusano Matteo Battaglia coadiuvato da Filippo Neri Flaccavento nel 1773 come si legge sullo stesso. Ai bordi del soffitto alcuni putti indicano scene della vita e del martirio di Santa Lucia e agli angoli ci sono figure femminili allegoriche, sembra dello stesso autore. Gli stucchi, della prima metà del settecento, sono di Pasquale Cascone e molto simili a quelli visibili nella chiesa di San Vincenzo Ferreri.

Belli i pavimenti di pietra calcarea con disegno geometrico ottenuto con l’inserimento di strisce di pietra pece.

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