Il palazzo Battaglia è certamente fra i più interessanti esempi di architettura civile del barocco ibleo.
Ha tra l’altro l’inconsueta caratteristica di presentare ben due facciata principali, una nella piazzetta lungo la via Orfanotrofio e l’altra su uno slargo lungo la via Chiaramonte, al numero 40. Una cavalcavia lo collega alla vicina chiesa della SS.Annunziata sulla quale la famglia Battaglia esercitava lo jus patronatus.
Si conosce anche come palazzo Giampiccolo per i proprietari che vi si sono avvicendati nel tempo. Sull’area dell’attuale edificio, prima del terremoto c’erano il palazzo del barone di Calamenzana, don Vincenzo Arezzo, e la chiesa della Concezione di Maria; Blandano Grimaldi, erede del barone, poiché risiedeva a Modica la vendeva in parte al barone Grandonio Battaglia ed in parte a don Giacinto Nicita (che si riservava la parte vicina alla chiesa di San Basilio ).
Il barone Battaglia di Torrevecchia nel 1724 affidò la costruzione della sua residenza ad un
capomastro acese (di cui si riconosce la mano nella facciata principale ed in particolare nel bugnato manieristico tipico etneo presente nel portale di via Orfanotrofio). Nel 1727 subentrarono i Cultraro, abili capimastri locali emergenti, a cui fu affidato il compito di rifinire la facciata secondo le indicazioni del grande Rosario Gagliardi che era stato chiamato ad Ibla per progettare la chiesa di San Giorgio .
Nel 1730 la parte prospiciente la via Orfanotrofio era stata completata; nel 1748 il figlio Giovanni Paolo, volendo ampliare il palazzo iniziò la costruzione dell’ala settentrionale, quella di via Chiaramonte, affidandone i lavori ad un altro Cultraro. Giovanni Paolo Battaglia moriva senza eredi e quindi la proprietà passava alla sorella Vincenza che nel frattempo aveva sposato il barone Giampiccolo di Cammarana.
Il palazzo è oggi ancora in buono stato di conservazione grazie ai lavori di manutenzione che vi sono stati effettuati nel corso degli anni, tanto che presenta rimaneggiamenti un po’ ovunque, tranne che al piano ammezzato.
L’imponente edificio ha pianta quadrangolare ed anche se rimaneggiato all’interno conserva integre le due facciate.
Sulla facciata di via Orfanotrofio, sulla quale sono assenti per i motivi sopra accennati gli elementi più tipici del barocco ibleo, risaltano grazie anche all’insolita collocazione delle aperture laterali, il portale ed il soprastante balcone.
Sopra il balcone, sul finire del settecento fu collocato uno stemma su cui campeggiano un leone rampante e un cavallo inalberato, simboli araldici delle due famiglie: Battaglia di Torrevecchia e Giampiccolo di Cammarana.
Anche nella facciata di via Chiaramonte risalta la parte centrale dove si raccolgono quasi tutti gli elementi architettonici che la ornano: l’imponente portale si raccorda grazie ad un insolito motivo su cui si apre un oculo riccamente decorato con festoni di foglie, un ampio balcone sorretto da eleganti mensole a voluta; sul balcone si aprono due porte finestre dalle ricche modanature in mezzo alle quali c’è una finestra dall’insolita forma a cuore
I tre livelli sono messi in contatto da una scalinata in pietra pece che si sviluppa intorno al cortile interno. In basso i magazzini e le scuderie quindi l’ammezzato e il piano nobile. Come si può ben notare ognuno di questi ordini risponde alle esigenze signorili del tempo.
Alcuni interni presentano ancora le tradizionali volte a botte e a crociera in calcare o di canne e gesso. Negli appartamenti i pavimenti sono in calcare con inserti in pece o in ceramica di Caltagirone del secolo scorso; in qualche stanza con lavori d’inizio secolo si è passati allo stile liberty. Le pareti interne presentano stucchi e affreschi. Al primo piano un vano centrale di forma ottagonale presenta quattro porte a scomparsa.
Si conservano ancora gli arredi d’epoca.